La voce della Fondazione Massimo Fagioli. Perché le parole hanno un valore.
La dichiarazione in merito all’orrore del conflitto in medio oriente.
Dichiarazione letta il 15 giugno 2025 in occasione dell’evento “La salute mentale in piazza – Festa d’estate 2025”
“La Fondazione Massimo Fagioli esprime la propria profonda vicinanza e solidarietà nei confronti del popolo palestinese, sottoposto a un’aggressione che minaccia la sopravvivenza della popolazione civile nella Striscia di Gaza.
Condanniamo con fermezza l’escalation di violenza che sta causando decine di migliaia di vittime innocenti e ribadiamo che nessuna ragione politica o di sicurezza, neanche la reazione a un atto terroristico, può giustificare il sistematico attacco ai diritti fondamentali degli esseri umani e all’esistenza stessa di un popolo.
Allo stesso modo, riteniamo inaccettabile l’inerzia della comunità internazionale e dei governi che, pur dinanzi all’evidenza di una crisi umanitaria senza precedenti, continuano a mantenere normali relazioni, anche militari, con lo Stato di Israele, contribuendo al protrarsi di questa tragedia.
Gli ultimi, gravissimi sviluppi del conflitto – con l’attacco di Israele contro l’Iran – segnano un ulteriore salto di scala nella spirale di violenza in Medio Oriente, aggravando una crisi che minaccia di travolgere intere popolazioni civili e di estendersi ben oltre i confini della regione.
Di fronte a questo scenario, sempre più grave e inquietante, la Fondazione Massimo Fagioli richiama alla responsabilità collettiva e alla necessità urgente di una risposta politica e umanitaria fondata sul rispetto del diritto internazionale e della vita umana. Rifiutiamo l’idea che non sia possibile intervenire.
Al contrario, crediamo che ogni voce, ogni gesto, ogni scelta consapevole possano e debbano contribuire a fermare la distruzione in corso. Siamo al fianco di tutti coloro che, con coraggio e dedizione, operano per alleviare le sofferenze della popolazione, spesso sacrificando la propria vita: medici, infermieri, giornalisti, operatori umanitari.
Non riconoscere l’altro come essere umano e perseguirne l’annientamento rappresenta una delle forme più estreme della patologia della mente umana. La storia ce lo ha già mostrato. Non possiamo accettare che accada di nuovo, sotto i nostri occhi, nel silenzio.
Non possiamo chiudere gli occhi.
Non possiamo tacere.
Non possiamo smettere di essere esseri umani.”