Guerre, violenza e pacifismo.
Alla ricerca di un nuovo paradigma.
La guerra è inevitabile? Il suo ripudio è possibile? Esiste la “guerra giusta”? La violenza è un prodotto storico/culturale o naturale? Quali sono le sue radici antropologiche e filosofiche? Qual è il ruolo dell’Occidente nei conflitti attuali? Qual è, in particolare, e quale invece potrebbe essere il ruolo dell’Europa?
E ancora: qual è la responsabilità e il peso del linguaggio usato dai media per parlare di guerra? Che importanza hanno le parole nella costruzione dei conflitti, dell’immagine del nemico e nell’accentuare il processo di disumanizzazione? Perché è così difficile oggi parlare di pace e non violenza? Qual’è il contributo delle donne per la pace e una rivoluzione culturale non violenta?
Le due giornate di incontro nascono dall’esigenza di dare voce e risposte a questi due gruppi di importanti interrogativi.
- 15 e 29 marzo 2025 – 14.30 alle 19.30
- Roma – Città dell’altra Economia – Largo Dino Frisullo
- La sala dispone di 100 posti a sedere: l’ingresso è libero fino a loro esaurimento.
- Cultura, politica, scienza e società

Il Progetto
Da due anni a questa parte la guerra è tornata ad essere ed è sempre più al centro dell’attenzione, con il suo carico di morti e devastazioni, con le prospettive sempre più preoccupanti che suscita, con le sue implicazioni, politiche, culturali, economiche che investono direttamente anche i paesi non direttamente colpiti dai conflitti. La drammaticità della situazione impone a tutti, cittadini e associazioni, uno sforzo di riflessione, un tentativo di comprendere gli eventi che ci sovrastano e di immaginare possibili via d’uscita.
La violenza è diventata nel mondo contemporaneo il mezzo per eccellenza della risoluzione delle controversie. Le cause immediate possono riferirsi a scelte economiche, sociali, politiche, ideologiche, religiose sicuramente tutte da esplorare. La recrudescenza della guerra evidenzia poi l’emergere di particolarismi, spinte autoritarie, nazionalismi, populismi che accentuano la frammentazione dell’orizzonte politico e sociale degli stati. In tutto ciò qual è il ruolo dell’Occidente? Qual è, in particolare, e quale invece potrebbe essere il ruolo dell’Europa?
Non possiamo nasconderci che la guerra è alimentata anche da una certa “cultura della morte”, da un pensiero di disumanizzazione e di violenza. Ciò impone una ricerca sulla realtà umana che risponda alla domanda: la violenza è un prodotto storico/culturale o naturale? Quali sono le sue radici antropologiche e filosofiche? Che nesso c’è tra la cultura della violenza e della guerra e il pensiero razionale? Le numerose manifestazioni contro la violenza e il patriarcato che hanno visto protagoniste le donne in tutto il mondo, ci porta all’interrogarci sulle responsabilità della razionalità violenta del patriarcato e a chiederci se la ribellione delle donne e la rivoluzione culturale necessaria alla loro liberazione possa essere sinonimo felice di una rivoluzione non violenta.
Da diverse parti emerge l’emergenza di ricostruire i percorsi della cultura della non violenza, in particolare in Italia, a partire da Aldo Capitini e con un occhio particolare al movimento per la pace degli anni 1980 e ai suoi sviluppi successivi. Ripercorrere questa storia è un cammino necessario per rivendicare la centralità dei temi della pace e riaffermare le alternative al paradigma della guerra e della violenza che domina il discorso pubblico.
Anche le parole utilizzate hanno un loro peso nella “costruzione” dei conflitti, dell’immagine del nemico, accentuando il processo di disumanizzazione. Sarebbe utile ragionare sulla responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa, e suggerire anche chiarimenti linguistici su termini quali pacifismo, violenza, forza, potere, non violenza, disobbedienza civile, resistenza, guerra giusta, autodifesa, genocidio.
Una ricerca su questi temi, che conduca a possibili risposte foriere di nuovi scenari è necessaria e doverosa.
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Programma
1° giornata, Sabato 15 marzo: "Perchè la guerra?" ore 14.30-19.30
Interverranno:
Fabio Alberti, Fondatore e Presidente onorario di UN PONTE PER
Michela Paschetto, Responsabile infermieristica di EMERGENCY
Marco Revelli, Politologo
Giampiero Minasi, Studioso di Storia e Filosofia
Micaela Frulli, Professoressa Ordinaria di Diritto internazionale del Dipartimento di Scienze Giuridiche Università di Firenze
Alessio Laconi, Dottorando in Scienze Giuridiche Università di Firenze
Fulvia Cigala Fulgosi, Docente di Lettere e scrittrice
Coordina l’incontro Annalina Ferrante, giornalista e scrittrice
2° giornata, Sabato 29 marzo: "Che fine ha fatto il pacifismo? ore 14.30-19.30
Interverranno:
Attilio Paolone, Studioso di Economia
Simona Maggiorelli, Direttrice di Left
Raffaele Oriani, Giornalista, in collegamento
Raffaella Bolini, Vicepresidente nazionale Arci
Matteo Pucciarelli, Giornalista di La Repubblica
Chiara Ingrao, Scrittrice
Leda Di Paolo, Attivista
Adriana Valente, Dirigente di ricerca del CNR-IRPPS
Alessia Barbagli, Docente di Lettere
Bianca Piergentili, Coordinatrice Rete studenti medi
Emanuele Santoni, Attivista di Controconfine
Valeria Cigliana, Sinistra universitaria
Coordinano l’incontro Annalina Ferrante, giornalista e scrittrice e Attilio Paolone, studioso di economia